Scarponi soft - Suggerimenti e Consigli | |
testo tratto da http://www.freestyler.it
Se per gli attacchi soft gli ultimi anni hanno portato un deciso miglioramento della qualità complessiva e delle soluzioni adottate, per gli scarponi soft l’evoluzione è stata ancor più marcata e sembra ben lungi dall’essere ancora terminata. Va da sé, inoltre, che nel campo s'inseriscono più prepotentemente i fattori connessi alla moda, con pregi e difetti conseguenti e pertanto i cambiamenti non hanno spesso solo il carattere di miglioramenti tecnici. Peraltro, in questo campo la presenza sul mercato di prodotti economici è stata ed è tuttora ancor più rilevante che per gli attacchi, con differenze qualitative talvolta notevoli. Se, infatti, nei soliti ipermercati si possono trovare, fra i molti, anche attacchi di buona qualità, più difficile è trovare scarponi di concezione moderna e di sicura durata; il neofita può quindi andare incontro, dopo un acquisto apparentemente molto conveniente, ad una mezza delusione col passare del tempo e coll'emergere delle dei difetti o dei limiti del prodotto stesso. Questa situazione è favorita, a giudizio di chi scrive, da un certo livellamento verso l’alto dei prezzi delle marche di softboots più blasonate, cosa che li esclude dal target, in genere economico, richiesto dalla grande distribuzione ed inoltre dal fatto che l’Italia è pur sempre un paese con molte industrie calzaturiere, sempre ovviamente alla ricerca di nuove nicchie di mercato e quindi pronte a gettarsi nella mischia giocando sul prezzo, a discapito però, talvolta, della qualità complessiva o quantomeno della specificità del prodotto (non mancano, però, delle eccezioni). Importante è quindi poter verificare che ciò che si acquista tenga conto di alcuni principi essenziali per l’utilizzo cui è destinato e non sia solo un caldo e apparentemente solido incrocio fra moon-boot e scarpone da montagna. Si passerà quindi ad una rassegna degli elementi essenziali dello scarpone soft, accompagnata da alcuni consigli per gli acquisti. Qualsiasi opinione, suggerimento o critica sono sempre ben graditi (scrivete a Nico o sui nostri forum). Ancora non più di qualche anno fa, la struttura generale della maggioranza degli scarponi soft era piuttosto elementare (non vorrei dire povera) e spesso inadatta ad un uso che non fosse prettamente freestyle. La discendenza dai mitici scarponi-stivali canadesi Sorel era ancora individuabile per molti modelli, mentre altri si rifacevano a due-tre tipi di suole standard, con prodotti spesso piuttosto simili. Scarso era il bloccaggio del tallone, per vari fattori e debole la tenuta laterale, tanto che era ancora abbastanza diffusa l’opinione che il soft fosse adatto solo al freestyle e al fuoripista. Oggi invece, dopo una lunga ma complessa evoluzione, la maggior parte dei prodotti proposti dalle principali case ha notevoli qualità specifiche, con ottima resa anche nel freeride in pista: se utilizzati ovviamente con buoni attacchi, trattengono bene il tallone, impedendo il sollevamento dello stesso nei frontside e allo stesso tempo forniscono una sufficiente tenuta laterale, adatta comunque sempre alle angolazioni per cui il soft è nato, ovviamente. Sono poi del tutto scomparsi gli "stivaletti" da freestyle, talvolta così bassi da sembrare quasi una grossa scarpa da pallacanestro o da aerobica, che seguivano una concezione che privilegiava l'assoluta flessibilità nel freestyle e tali da richiedere necessariamente bassissimi spoilers posteriori; attenzione pertanto all’ultima offerta dell'ipermercato di turno... D'altronde, quando sono stati concepiti, si pensava ad un freestyle fatto di tavole larghe, corte e morbide ed a tricks a bassa velocità su ogni minimo ostacolo. Oggi invece non si parla più di "low boots" e di "low backs" e l'unica differenza che permane fra uno scarpone da freeride ed uno da freestyle è che quest'ultimo permette una maggior flessibilità, anche se offre egualmente notevole sostegno ed è adatto anche alle curve condotte. Invece, per l’immediato futuro, grande aspettativa suscitano i preannunciati softboot specifici da backcountry. Flessibilità da soft, resistenza e protezione da scarpone da montagna, suola ramponabile ma corta, scolpitura della stessa aggressiva e adatta a percorsi impervi: sono caratteristiche che rappresentano una vera sfida per i progettisti, sfida che però non ha ancora portato alla creazione fra i boots un segmento di mercato specifico, come accaduto invece tra le tavole. Ed in certi ambienti votati al backcountry si avverte questa mancanza, tanto che si ha notizia di "pro" che si sono fatti fare dei modelli "custom" di scarpone per trovare risposta alle loro esigenze, o che utilizzano prodotti provenienti da altri settori, quali l'alpinismo d'alta quota.
TOMAIA
Importante, specie per i principianti, è evitare tomaie troppo basse e/o flessibili, appartenenti alla moda freestyle degli anni passati o frutto attuale delle molte
realizzazioni economiche, diciamo, "di sottomarca"; soluzioni che, come detto, potrebbero ancora trovare un canale commerciale negli ipermercati. Sulla tenuta, sulla
resistenza, sull’impermeabilità dello scarpone è meglio non transigere assolutamente: per un principiante, se proprio bisogna, è meglio risparmiare qualcosina, ma non
troppo, sugli altri elementi, piuttosto che sugli scarponi!
In alcuni modelli detti "linerless" la scarpetta è "integrata", cioè in sostanza assente. Mentre questa soluzione era, negli anni passati, in prevalenza destinata ai
boot bassi ed estremamente flessibili, in voga qualche anno fa per il freestyle, oggi vi sono marche, in particolare una di riferimento americana, che producono ottimi e
solidi scarponi da freeride senza scarpetta. La scelta è soggettiva. Tra l’altro l’inserimento di un ottimo e spesso calzettone da snowboard, da trekking, o simile, produce
alla fine un effetto simile alla presenza della scarpetta.
L'allacciatura della scarpetta, assente normalmente in quelle in neoprene, è un elemento che, se ben realizzato, può contribuire alla tenuta del tallone; determina però, ovviamente, un certo ritardo nelle procedure di entrata ed uscita dallo scarpone. Va detto che le ultime realizzazioni di case blasonate hanno integrato l'allacciatura della scarpetta con sistemi avanzati di contenimento del tallone e di protezione della caviglia, con dispositivi di chiusura atti anche a velocizzare detta procedura.
Scomparse del tutto le suole che seguivano la filosofia dei baseless, ovvero meno spessore possibile tra tavola e piede. Grande attenzione va invece posta alla
capacità ammortizzante della suola, per non trovarsi domani a dover fare i conti con dolori o botte sul sottopiede. In negozio è bene provare, con discrezione, a dare dei
leggeri pestoni sul pavimento dopo aver indossato lo scarpone, per valutare questa caratteristica: se si avvertono vibrazioni in quantità, o se si "sente" nettamente la
scolpitura della suola, lasciare perdere (se poi si avvertono colpi più forti sulla testa è il commesso che si sta arrabbiando...).
Va detto comunque che la presenza di passanti metallici a "c" sul gambetto dello scarpone contribuisce ad una notevole velocità di calzata e allacciatura del boot e ad
un'identica velocità nel regolarlo o nel toglierlo, mentre la presenza di occhielli o, ancor di più, di fettucce sul gambetto complica un po’ le cose ed allunga i tempi.
STILE E COLORI In ogni caso in materia valgono in primis i gusti del singolo, anche se verrebbe da dire, viste le mode ed i colori imperanti finora fra "i cugini": "Siamo seri, non siamo mica sciatori... !" |