Step-In - Attacchi ad Aggancio Veloce | |
testo tratto da http://www.freestyler.it
Premettiamo una cosa: è innegabile che la cosidetta rivoluzione dello step-in nel mondo dello snowboard ha fallito. Infatti i riders hanno decretato la morte di praticamente tutti i sistemi step-in veri e propri, cioè dedicati ed incompatibili con gli attacchi classici, sopravvive solo il back-in di Flow, con notevole diffusione, che però ha dovuto rendersi al massimo compatibile con gli altri scarponi non-Flow presenti sul mercato, e qualche soluzione simile, come quelle proposte di recente da K2 (Chinch), Drake (gia` abbandonata), Ride (Contraband), e Decathlon. La descrizione che segue pertanto assume sempre di più un valore storico, più che attuale, gli step-in Burton, Switch, Clicker, S.i.s. sono scomparsi del tutto dai listini, e quelli presenti ancora nei negozi pertanto presenteranno domani probabili problemi nella reperibilità dei ricambi. Potremmo in ultima analisi dire che i riders hanno vinto sul marketing, stroncando un'idea con anche dei vantaggi, ma con molti problemi di universalità e compatibilità.
Come è noto, vi sono state nell'ultimo decennio diverse ditte che si sono lanciate nella sfida, elaborando ciascuna una
propria soluzione. Peraltro, si sono così presentati ai potenziali acquirenti diversi sistemi, tutti incompatibili tra loro ed inoltre di prezzo, specie all’inizio, piuttosto
sostenuto, comunque superiore all’insieme scarpa-attacco tradizionali: questo ha causato una diffusione piuttosto lenta dello step-in, e negli ultimi anni l'inizio della fine,
almeno qui in Europa, dello step-in dedicato.
Qui di seguito si cercheranno di valutare, criticamente, i principali sistemi di aggancio rapido: si parlerà prima
velocemente dei sistemi di aggancio veloce in senso ampio (back-in e altri sistemi veloci) e poi dei veri e propri sistemi step-in. In
particolare ci si soffermerà su alcune caratteristiche, quali la compatibilità, l'effettiva velocità, la sicurezza dell’aggancio. Siccome, peraltro, ad ogni sistema corrispondono
normalmente una o al massimo due marche, sarà inevitabile “fare i nomi”; senza che ciò abbia un valore di critica verso le stesse, essendo anzi ogni giudizio suscettibile a sua
volta di critica e nonchè di modifica in base alle successive evoluzioni della tecnica.
CINCH (K2)
Invece qualche nuovo sistema aveva proposto di recente l'idea particolare della gabbia che resta attaccata allo scarpone, staccandosi da un disco automatico fissato sulla tavola; costruzione strana e antiestetica al massimo, ma che almeno presentava velocità di aggancio insieme a totale universalità, ma il successo è stato nullo; l'idea, ma ad altri fini, sopravvive nel meccanismo di aggancio e sgancio dell'attacco nelle tavole divisibili anche chiamate splitboard, nelle quali l'attacco si trasfoma anche nella base che segue il piede nella salita sui due sci che compongono la tavola.
STEP-IN (in senso stretto)
Premettiamo nuovamente che ormai la storia dello step-in dedicato pare ormai giunta al termine, per cui queste descrizioni assumono
sempre più un valore storico.
Vediamoli: erano connotati da una scarpa soft modificata nella struttura interna ed esteriore con appositi dispositivi atti a collegarla in modo rapido ad una base apposita e
dedicata, con sistemi di ganci ed innesti relativi. Ogni sistema si presentava compatibile solo all’interno di se stesso e scarsa era la compatibilità anche verso gli elementi
del sistema di aggancio tradizionale: lo scarpone step-in era ed è talvolta utilizzabile su un attacco tradizionale, ma normalmente solo con difficoltà e previ particolari
adattamenti od operazioni, mentre uno scarpone tradizionale non può mai essere utilizzato con un attacco step-in.
In particolare, sulla maggior parte degli scarponi soft step-in era presente sulla caviglia una vera e propria strap dentata con relativo cricchetto, del tutto identica a quella
presente sugli attacchi tradizionali, il che, se garantisce un’ottima ritenzione del tallone, rende la stessa difficilmente sovrapponibile dalla simile strap presente sugli
attacchi soft nell’eventualità che si voglia usare una tavola diversa dalla propria con attacchi tradizionali, salvo possibilità, non proprio immediata, di svitarla, laddove, come
peraltro nella maggior parte dei casi, sia connessa con una vite al corpo dello scarpone; oltre all’ancor più rilevante problema dell’ingombro dei meccanismi di aggancio soto e ai
lati della suola, e talvolta di quelli laterali e posteriori di regolazione dell’inclinazione, che in molti casi impediscono fisicamente l’inserimento dello scarpone step-in nelle
basi tradizionali (Switch e Sis Emery, per esempio), (sempre ulteriormente salve le possibilità di svitaggio degli stessi, dove possibile...).
Altro problema, riguardante gli step-in senza spoiler, era quello della regolazione dell’inclinazione posteriore: spesso assente o fornita come optional sotto forma, talvolta, di
sistemi di canting da inserire sotto la base, con effetto simile al sollevamento del tacco nell’hard, che può essere gradito o meno a seconda dei gusti. Questa assenza può essere
indifferente per taluno, piuttosto fastidiosa per altri, specie per chi usa abitualmente una maggiore inclinazione sull’attacco posteriore.
Molto discusse erano “le sensazioni” che puo` dare uno step-in, se siano o meno simili a quelle che può dare un sistema soft tradizionale. E non è cosa di poco conto, perché è proprio il “surf-feeling” del soft che ha fatto convertire molti ex sciatori in riders accaniti... Certo va detto poi che sì è notato che neve fresca e ghiaccio sono elementi che - interponendosi fra suola e meccanismo ricevente - possono mettere in crisi la velocità ed efficacia del sistema. Va anche qui ripetuto che l'alta efficienza raggiunta oggi dagli attacchi classici, con l'eliminazione di tutti i piccoli problemi "storici" sopra accennati, ha in pratica messo fuori mercato gli step-in. Un'ultima nota prima di passare all'esame dei singoli sistemi: la necessaria rigidità del boot delle versioni senza spoiler viene avvertita come controproducente enl caso di utilizzo backcountry del sistema, limitando i movimenti di piegamento che invece il softboot tradizionale favorisce (spoiler permettendo...). CLICKER (K2-Shimano) Questo sistema è stato per anni il più diffuso e conosciuto, almeno in Europa. Dalla stagione ‘98-’99 veniva proposto in due versioni, compatibili fra loro, una senza spoiler esterno ed una con spoiler posizionato sull’attacco; compatibilità che poi, però, va verificata in relazione al tipo di scarpone scelto, in quanto, se da una parte alcuni modelli per l'attacco senza spoiler presentano sovrastrutture e regolazioni posteriori che, di fatto, li rendono incompatibili con uno spoiler, per converso alcuni boot previsti per il sistema "HB" (=highback) con spoiler non hanno il sostegno necessario per essere usati sull'attacco senza spoiler. Storicamente, è stato sviluppato a partire dal sistema di aggancio delle scarpe da ciclismo ai pedali della bicicletta della Shimano, ricalcandone fedelmente le caratteristiche. E’ composto da due elementi metallici di aggancio posti sotto la suola dello scarpone, uno sperone posto sotto la suola in posizione avanzata ed un aggancio a ponticello posto il tallone; corrispondentemente sull’attacco c’è il recettore dello sperone in punta e un gancio con molla che blocca il ponticello posteriore. L’aggancio avviene infilando lo sperone di punta e premendo giù il tacco, mentre lo sgancio tirando la leva posta lateralmente alla base che sblocca il meccanismo posteriore. Ottima la presenza di una veloce “sicura” contro trazioni accidentali, che si ottiene ruotando di 90° la testa della leva, che così si va ad "incastrare" sotto una sporgenza dell'attacco. Ecco, senza togliere nulla alla sua efficacia, forse il fatto che detto sistema fosse originariamente stato concepito in funzione di un utilizzo ed in previsione di sforzi e trazioni completamente diversi (ciclismo) lasciava talvolta qualche piccolo dubbio sul sistema Clicker. Mi spiego: una cosa è agganciare un pedale che intorno ha il vuoto e difficilmente e coperto e nascosto da una crosta di neve, una cosa è individuare un innesto su una superficie piana, senza alcun riferimento, spesso tentando di indovinare dov'è esattamente sotto lo strato sottile di neve che copre lo snowboard. Va detto che due semplici ma accentuati rilievi ai margini laterali delle basi possono in gran parte risolvere il problema ed infatti sono stati inseriti su alcuni recenti modelli. Inoltre, solo il tempo potrà dimostrare se uno sperone di alcuni millimetri d’acciaio potrà resistere per anni a torsioni e trazioni violente, nonché all’usura di un contatto continuo metallo-metallo, cose che sui pedali di una bicicletta non sono previsti (problema che, comunque, in parte riguarda praticamente tutti gli step-in). Da rilevare comunque che detti elementi sono svitabili e sostituibili agevolmente, ricambi e disponibilità degli stessi permettendo... Detto questo, va invece riconosciuto che, con un po’ di pratica (e magari appunto posizionando delle barre in rilievo di riferimento ai lati dell’attacco -posteriore- sulla tavola, ove non previsti come in alcune nuove versioni), la comodità di avere un aggancio che permetta di “calzare” la tavola senza nemmeno chinarsi rappresenta sicuramente un elemento non di poco conto per molte categorie di riders. In particolare (e questo vale per ogni step-in) in caso di falsipiani è in teoria possibile imparare ad agganciarsi senza dover interrompere la spinta-skate e sedersi, cosa invece indispensabile con gli attacchi tradizionali. Vi è poi il lato dell’aspetto, sicuramente notevole, in quanto sembra davvero che il rider abbia i piedi semplicemente appoggiati alla tavola, con un aspetto “very surfing” per chi osserva. Di rilievo, inoltre, la compatibilità diretta ed immediata 4X4-3D con lo stesso disco, anche se prevista con dischi di tipologia differente a seconda dei modelli e la notevole leggerezza del sistema. Discorso a parte merita la versione con lo spoiler, peraltro più cara, che dovrebbe eliminare gran parte dei problemi di posizionamento sopra elencati e permettere l’inclinazione frontale senza adoperare i previsti sistemi di canting simil hard sotto l’attacco (che peraltro possono essere preferibili per taluno), pur non avendo peraltro l'aspetto "low-profile" della versione senza spoiler. Da verificare è la facilità di aggancio che, se facilitata di molto nel centramento laterale del piede dai fianchetti che corrono dallo spoiler, può invece presentare qualche problema nel fatto che si tratta pur sempre di un sistema concepito per un’entrata dall’alto e da dietro, dove invece adesso... c’è lo spoiler! Un'ultima notazione: la presenza degli elementi di aggancio sotto la suola può creare qualche problema nell'utilizzo backcountry su terreno prevalentemente roccioso, potendosi avere un critico consumo degli stessi. SWITCH Presentava un progetto pensato sin dall’inizio per lo snowboard, senza derivazioni da altri sport. E’, in breve, composto da una sorta di quadrilatero metallico avvitato sotto la suola, o talvolta parzialmente integrato ad essa, di cui due lati sporgono lateralmente rispetto agli scarponi; rispetto a queste sporgenze vi sono i relativi incastri sulle basi dell’attacco. L’aggancio avviene con il posizionamento del lato interno del quadrilatero nei relativi incastri posti sulla base e la pressione, con un leggero movimento rotativo dall'alto, verso il basso del lato esterno, che fa scattare la leva di blocco; oltretutto è prevista una doppia posizione di blocco, utile per agganciare lo step-in anche in presenza di un po' di neve sotto lo scarpone; la stessa poi fuoriuscirà nel riding e automaticamente s'instaurerà il blocco più "interno". E’ un po’ uno step-in “4x4”, con notevoli doti di tenuta in tutti i sensi e a tutte le sollecitazioni; la sua solida costruzione lascia indubbiamente presagire una notevole durata. Veniva ritenuto il sistema step-in più performante in assoluto, almeno per il freeride. Per contro, è certamente meno low-profile rispetto al sistema Clicker, ed inoltre, visti gli ingombri laterali, difficilmente lo scarpone può essere utilizzato su un attacco tradizionale, anche riuscendo ad eliminare la strap malleolare, a meno di non svitare il quadrilatero inferiore (nei modelli in cui non è fuso nella suola, ovviamente…), o forse, di interporre un apposito e spesso pad. Da verificare è poi l’ingombro nell’utilizzo dello scarpone nei momenti collaterali allo snow (entrata nei rifugi, per esempio... attenti agli stipiti...). S.I.S. (Emery) Lo step-in “francese” ha goduto di un certo successo, diffuso da alcuni grossi marchi transalpini e favorito anche da un prezzo complessivo mediamente un po’ inferiore alla concorrenza. E’ composto di un semplice ma grosso perno trasversale fisso che fuoriesce ai lati dello scarpone più o meno a metà dello stesso, con relativi agganci sulla base che funge da attacco e leva sulla stessa per lo sblocco. L’aggancio avviene con la semplice pressione dall’alto verso il basso dello scarpone, cosa assolutamente facile ed immediata nella versione con lo spoiler sulla base, la più diffusa; forse leggermente meno in quella senza, specie in caso di presenza di abbondante neve sulla tavola, ma sempre, va detto, a livelli superiori rispetto ad altri simili sistemi. E' inoltre pensato per tollerare la presenza di un po' di neve incrostata sulla base, che viene poi progressivamente espulsa, cosa che lo rende più veloce rispetto ai sistemi che necessitano della previa "pulitina". Va pero` rilevato che la versione ’98-‘99 avava dato alcuni problemi di timori di non corretto aggancio, causato dallo shape della leva di sblocco, in quanto è stata soggetta via internet ad un richiamo per modifiche presso la casa-madre. Come Switch, la compatibilità immediata con un attacco tradizionale appare assente, sempre a meno di non mettersi a svitare il sottosuola con i perni o mettere il solito pad. Inoltre, se l’aggancio è forse il più rapido, il posizionamento dei perni laterali e solo centrali potrebbe lasciare qualche dubbio sul bloccaggio totale dello scarpone rispetto a torsioni e sollevamenti della punta, che dunque viene affidato principalmente alla necessaria assoluta rigidità della suola; per di più, l’usura dei perni o qualche shock violento potrebbero in teoria portare negli anni, qualora non si curassero periodiche verifiche, a rotture più facilmente di altri sistemi, essendo la sicurezza del rider affidata a soli due elementi metallici non contrapposti, come invece per Clicker; va però osservato che gli stessi sono di dimensioni alquanto notevoli, e di apparente ottima solidità. Proprio le dimensioni impongono anche per sis un npo' di attenzione nell'uso collaterale degli scaponi stessi. Risulta peraltro sempre possibile la sostituibilità dei perni, collegati ad una basetta fissata sotto la suola con delle viti; sempre salva la reperibilità del ricambio, ovviamente. S.I. (Burton) Era un sistema presentato dopo i diversi altri, evidentemente dopo un’attenta osservazione di pregi e difetti dei modelli delle altre marche; ciò non ha purtroppo impedito che si commettesse qualche errore di gioventù, cosa che ha spinto anche questa casa a diramare via internet un comunicato di richiamo per una delle primissime serie. Concettualmente presentava quattro incavi posti lateralmente allo scarpone, due per parte, a cui si agganciano quattro sporgenze poste sull’attacco. L’attacco è sempre provvisto di spoiler e sembra molto simile ad un attacco classico della casa. L’aggancio avviene premendo il piede semplicemente dall’alto verso il basso, previa prealtro la precarica del meccanismo (cosa non comodissima), mentre lo sgancio avviene mediante la trazione di una delle due leve laterali esterne. Di positivo ha che il concetto vuole riprendere la solidità dell’aggancio Switch senza i suoi ingombri, non ha niente sotto la suola per mantenere le sensazioni di un vero soft, e la scarpa, non avendo sporgenze laterali, è teoricamente utilizzabile anche su attacchi convenzionali (sempre a patto di asportare o sostituire la strap malleolare e verificando gli effettivi ingombri). Essendo poi costruito senza l'incastro di elementi metallici, viene pubblicizzato come il meno soggetto a vibrazioni ed eventuali futuri lascamenti. Voci contrastanti si erano peraltro inizialmente sentite sulla velocità e solidità dell’aggancio in caso di incrostazioni di neve. Non esiste, a differenza degli altri sistemi la versione senza spoiler, questo per una scelta filosofica di Burton.
INTEC (Blacs, Ups)
CONCLUSIONE
E poi, bisogna riflettere: siamo sicuri che l’immediatezza dell’aggancio sia sempre un'esigenza indispensabile per tutti? Lo può essere per alcune categorie, come, per esempio per
un maestro di snowboard o per un noleggio, vista la vantaggiosa centratura automatica al variare del numero di scarpone della maggioranza degli step-in (nelle versioni senza
spoiler sull'attacco). Ma per un rider che percorre una lunga pista per 5-10 minuti, perdere una ventina di secondi per l’aggancio è sempre così drammatico ? E comunque, mai un
sistema di aggancio deve pregiudicare sicurezza, efficacia, comfort e feeling nella discesa sull’altare di una maggior velocità dei soli brevi momenti di aggancio e sgancio ! Cosa
che invece ha in passato sollevato dubbi e talvolta continua a sollevarne, almeno nel "si dice" dei riders comuni, ma anche dei pro'. Psicologicamente infatti, vedere le straps
sopra il piede "davanti agli occhi", può ancora fare tutto un altro effetto rispetto ad affidarsi ad un, talvolta piccolo, meccanismo nascosto… |